La Chianca Amara nel centro storico di Vieste

Mamma li Turchi”,  il sacco di Vieste  e nel luogo in seguito conosciuto come la Chianca Amara, vengono trucidati inabili, anziani, donne, bambini e sacerdoti. Gli uomini validi e le donne giovani vengono portati via sulle navi, e venduti come schiavi.

La Chianca Amara nel centro storico di Vieste
La Chianca amara, un grosso macigno dove furono decapitati centinaia di viestani

Passeggiando per il borgo antico di Vieste , al termine del corso Cesare Battisti, ci troviamo di fronte all’arco di via Duomo, una delle porte principali della città. Di qua si diramavano le mura di cinta, da un lato verso il castello e dall’altro seguendo il percorso di via Barbacane.

Appena imboccata la Porta d’Alte o di Sopra, sulla destra una ripida scalinata ci conduce alla Cattedrale, in cui sono da ammirare la pregevole fattura delle colonne di stile romanico pugliese, la statua lignea di S. Maria di Merino, protettrice della città (sec. XV), la pala del Rosario, una Madonna col Bambino e S. Crispino, di scuola veneta.

Continuando a salire per via Vescovado, si raggiunge prima la chiesa di S. Giovanni, oggi trasformata in auditorium, e il castello (sec. XI), rimaneggiato più volte durante i secoli. Sulle mura si possono leggere due lapidi, una a destra dell’ingresso ricorda la cattura di Celestino V, quando tentò, dopo la rinuncia al pontificato di rifugiarsi sulla costa slava; quella a sinistra ricorda il Terremoto del 1646. Al termine di via Nobile sulla destra vi è la sede dell’ultimo catapano di Puglia , Ciriaco, che qui fu preso e ucciso dai Normanni.

Vicino alla piazzetta Petrone vi è un vicoletto, che conduce alla Chianca amara, cioè un grosso macigno, su cui la tradizione vuole siano state eseguite uccisioni da parte dei barbareschi, guidati da Dragut, nel 1554.  Girando a sinistra si ritorna su via Duomo e a destra via Judeca, che ricorda il ghetto ebraico esistente fino alla prima metà del 1500. L’ultima visita è a S. Francesco. Sorse nella prima metà del ‘400 ad opera delle Clarisse, che intitolarono la chiesa a S. Caterina d’Alessandria.

Nel centro antico troviamo archi medievali, stradine, viuzze,  un tempo vi era il ghetto degli artigiani e  dei commercianti ebrei, oggi come allora sono presenti graziosi negozi artigianali che in estate richiamano numerosi turisti.