Un tour nel borgo antico ci farà scoprire la Cattedrale di Vieste di stile Romanico Pugliese, dell' XI secolo, che è tra le più insigni Cattedrali della terra di Puglia, assieme a quelle di Bari, Andria e Troia.
Lo sguardo spazia verso l'abside centrale dove primeggia un dipinto di Luigi Velpi, del 1779 che rappresenta Gesù che caccia i venditori dal tempio. In posizione centrale l'altare maggiore, ricco di marmi policromi, consacrato dal Vescovo G. Manica nel 1769. Il presbiterio è arricchito dal Crocifisso del 1700 e dal coro ligneo, luogo della preghiera dei canonici, del XVII secolo, opera di Giovanni Bonavolta da Capracotta (CB), restaurato nel 2001, dall'artigiano locale Mario La Vacca.
Sull'arco trionfale, la lapide della dedicazione della Chiesa "A Dio Ottimo e Massimo e alla Beata Maria Assunta in cielo ". Percorriamo la navata centrale per ammirare, davanti all'altare maggiore, il pavimento originario fatto di pietre (chianche marine) sostituito con il cotto Fiorentine nel 1980. Prossimo il rifacimento con pietra locale. L'ambone costruito in tufo per dar dignità e solidità alla Parola di Dio da esso proclamata. E' opera dell' anziano artista viestano Salvatore Palumbo, di 85 anni, benedetto nel 2002 da Mons. De Nittis
La Basilica ha la classica pianta a croce latina con tre navate, divise da un colonnato composto di colonne, chiaro riferimento teologico: Chiesa fondata sui 12 Apostoli.
Nel 1700 i Vescovi residenziali della Diocesi dì Vieste, soppressa nel 1818 (ultimo Vescovo fu D. Arcaroli), hanno ornato la Cattedrale di fregi e stucchi barocchi. Di recente le colonne sono state riportate alla loro bellezza e forma rotondeggiante, liberate dallo stucco e dai pilastri di forma quadrata. Nel secondo intervento di tipo statico (1988 - 2000), sono state carotate (esclusa la mediana destra e l'ultima a sinistra) e dentro ogni colonna è stata immessa un' anima di acciaio. Dei capitelli che sovrastano il colonnato, particolare unico per la varietà delle forme, puoi ammirarne, nella loro completezza, solo alcuni, quelli di stile dorico.
Sono databili alla prima metà del secolo XI e presentano decorazioni di rara finezza. Degni di particolare attenzione il quinto e il sesto della fila a destra e, il secondo, di quella a sinistra.
Il soffitto ligneo, dipinto a tempera, di stile tardo barocco che nasconde le originarie capriate lignee e, le finestre poste più in alto rispetto alle attuali dodici che in verità apportano troppa luce e poco confacenti con lo stile romanico. Il soffitto è impreziosito da tre medaglioni che rappresentano S. Michele Arcangelo, protettore dell'Arcidiocesi, l'Assunta (a cui è intitolata la Basilica) e S. Giorgio martire, protettore della città e compatrono della nostra Arcidiocesi di Manfredonia - Vieste - S. Giovanni Rotondo. A questo punto il percorso ci porta verso navata destra. Ci soffermiamo alla cappella delia Vergine di Merino dedicata dal popolo alla nostra Patrona, nel 1600, periodo in cui la statua rimase prodigiosamente illesa da un incendio sviluppatesi in sagrestia, tuttora visibile.
L'effige della Madonna è probabilmente, di scuola napoletana, risale al XV secolo e rappresenta l'Annunziata che riceve il messaggio divino dall' Arcangelo Gabriele. Lo sguardo della Vergine, stupefatto dalle meraviglie che dal cielo provengono; sulla sua originale postura: una mano al petto e una rivolta verso l'alto, segno di adesione al misterioso e salvifico progetto di Dio. Tutt' intorno una corona di cornici e fregi dorati. In alto, sul cartiglio "La vergine partorirà il Salvatore".
L'altare è del 1700, ornato di marmi policromi con balaustre; i due affreschi frontali raffigurano S. Giorgio martire e San Ponziano. Lo sguardo materno di Maria ci invita ora alla preghiera per tutti i suoi figli. Continuiamo lungo la navata e incontriamo la cappella di S. Francesco da Paola (CS), ivi nato nel 1416 e morto a Plessis les Tours il 2 aprile 1507, fondatore dell'ordine dei Minimi.
Sul paliotto dell'altare è posta una scultura in marmo di Gesù morto, di bella fattura di scuola michelangiolesca. Si possono osservare alcune lapidi con stemmi di Vescovi vìestani: Mons. Oliviero, Mons. Nicola Cimaglia e in particolare quella di Ugo Boncompagni, Vescovo di Vieste, divenuto Papa con il nome di Gregorio XIII (1571 - 1585).
Poi la cappella di S. Anna, con la piccola Maria, la madre di Gesù, scultura lignea della scuola di Ortisei di (BZ). Vi è un piccolo museo, di diversi reperti del 1700, ritrovati durante i restauri. Tra essi, di notevole interesse, il coperchio di un sarcofago longobardo dell' Vili secolo, con croce greca, rinvenuto come copertura di una cisterna tra la 2^ e 3^ colonna della navata destra. Un organo, costruito da Chichi da Vinci (Fl), composto di 1500 canne, inaugurato il 30 marzo 1980, giorno di riapertura al culto della Chiesa dopo i grandi lavori di restauro architettonico (1976 - 80). Poi la cappella di Gesù morto e dell'Addolorata con omonime statue lignee. La navata destra termina con la cappella del SS. Sacramento (originariamente abside) i he assume un posto di preminenza "cuore e centro della chiesa" per custodire Cristo Eucaristia.
Qui le nostre ginocchia si piegano per adorare il Vivente nel Sacramento. La tela sull'altare è del 1771, di scuola veneziana, rappresenta la Madonna col bambino e l'angioletto, commissionata dalla Congrega degli artigiani. Sono rappresentati S. Giuseppe, S. Crispino e il piccolo S. Giovanni con l'agnello simbolo del Cristo immolato al Padre per la salvezza del mondo.
In basso attrezzi da lavoro (fuso, ago, scarpa, ascia etc). Sulla parete destra frammentidi affreschi, ricchi di colore. Dopo aver attraversato il transetto, con cammino rapido, estasiati da tanta bellezza, ci portiamo nella navata sinistra. Ci fermiamo nella cappella della SS. Trinità, per rivolgere la nostra attenzione ad un quadro di pregevole valore artistico che rappresenta il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, del viestano Giuseppe Tomaiolo, del secolo XVIII. Sull'antica porta della sagrestia, muro parietale in pietra a faccia vista, troneggia un bel Crocifisso.
Continuando ci soffermiamo di fronte la cappella del Rosario con la pregiata pala del genovese Michele Manchelli, del 1581. Un luminoso gioiello della nostra Basilica che in quindici piccoli riquadri rappresenta le scene dei misteri del Santo Rosario (gaudiosi, dolorosi e gloriosi). Nella cimasa, in alto, la liturgia festosa del Paradiso. Al centro la Vergine col bambino, la corona del Rosario i santi: San Pio V, Santa Caterina, San Domenico e altri Regnanti.Procedendo una monofora originaria che arricchisce col suo fine ricamo la nostra Cattedrale. In essa si ripetono con squisita preziosità le forme e gli arazzi scolpiti nei capitelli e nei cornicioni della facciata esterna. Ammiriamola uscendo all'ingresso secondario. Essa è ornata finemente di foglie, fregi e forme zoomorfe. Il più ben conservato è il Icone incastonato nella parete esterna della cappella laterale del S. Rosario risalente al XV secolo.
Rientriamo e ci incamminiamo verso la cappella di S. Giorgio e osserviamo il Santo martire che uccide il drago, simbolo del maligno; a fianco la statua dell'Arcangelo Raffaele col pesce, della scuola di Ortisei e quella dell'Arcangelo Gabriele anch'essa di Ortisei (BZ). Quest'ultima, posta in Cattedrale e benedetta il 23 marzo 2003 da Sua Ecc.za Mons. D'Ambrosio neo eletto Vescovo dell'Arcidiocesi (8 marzo 2003).Nel 2005 è stato affisso un elegante reliquiario contenente, ricordi di S. Pio da Pietrelcina donati dalla famiglia Protano dì Vieste.
Arriviamo al Battistero con il "fonte di salvezza", le balaustre di pregiato marmo policromo del 1700, e ammiriamo l'imponente statua dell'Immacolata, opera di N. Brudaglio del 1756 di Andria. Egregiamente restaurata dal giovane pittore viestano Francesco Lorusso e ivi posta con grande partecipazione di popolo il 9 giugno 2002.
Siamo stupefatti dallo scrigno di storia, di arte, di religiosità custodito dalla nostra Cattedrale, posizionata in alto ad indicare "Oltre " all'uomo di tutti i tempi. Usciamo e ci troviamo nella parte alta il castello e davanti la facciata principale, ricostruita dall'intrepida fede del popolo viestano con materiale di recupero dopo il terremoto del 1646 che l'aveva completamente abbattuta. Saccheggi, incendi e terremoti hanno privato la Basilica di alcune peculiarità romaniche. E' possibile immaginare un imponente portale artisticamente elaborato, un rosone ed elementi zoomorfi, tipici del romanico. I nostri occhi si innalzano verso il campanile, caduto una seconda volta il 24 gennaio 1772, e riedificato dopo quattro anni da Mons. D. Arcaroli. Svetta nell'azzurro per ricordarci che siamo fatti per la bellezza e per il cielo.
(Da un documento del Sac Gioacchino Strizzi A. D. 2006)
Su uno degli speroni più suggestivi del promontorio garganico a Vieste sorge il monolita calcare alto circa 25 metri: il Pizzomunno.
Il Centro abitato di Vieste è antichissimo. Il primo insediamento si riferisce a capanne e sepolture del III millennio a.C. In età classica, assunse una piccola strutturazione urbana con mura di cinta e al suo interno vi troviamo il centro antico, ....
Il Faro di Vieste è attivo dal 1868 ed è ubicato sullo Scoglio di Santa Eufemia, antico porto insulare che con la punta Punta di S. Croce e quella di S. Francesco chiude parzialmente la baia di Marina Piccola.
Il sacco di Vieste e nel luogo in seguito conosciuto come la Chianca Amara, vennero trucidati inabili, anziani, donne, bambini e sacerdoti. .
Una piccola insenatura a Marina Piccola.
Il Castello, che sovrasta con la sua imponente mole il quartiere medioevale, viene fatto risalire alla II metà del sec. XI.